Le passanti

Oh, quanto ti ho amata.
Anzi, quanto ci siamo amati.
Facevamo l’amore in continuazione, questo lo ricordo.

Non potrò mai scordare i tuoi occhi limpidi contro lo sfondo cupo del cielo, o i tuoi seni premuti stretti contro il mio petto.
Non ci lasceremo mai andare via, dicevamo, ma il tempo è passato, e anche la nostra relazione.

Ho dimenticato il tuo nome, confuso tra mille altri, perso nel rumore della folla delle otto, su un binario ferroviario, ad aspettare un treno su cui non eri mai salita.
Però ricordo le tue labbra dolci, i tuoi sorrisi sinceri, le tue mani mentre carezzano la mia guancia.
Forse una volta mi hai dato uno schiaffo. Forse una volta la tua silhouette nuda si è stagliata contro il rosso del tramonto, sulla spiaggia.

Non riconoscerei il tuo profumo, ora che i miei sensi non osano avventurarsi nella memoria; eppure un giorno quel tuo profumo mi ha travolto mentre io ero dentro di te, cancellando tutto il resto e lasciando solo quell’istante.
O forse quello era il profumo della ragazza con cui sono stato prima di mettermi con te?
Non mi ricordo.

Di sicuro non ho mai più amato nessun’altra come ho amato te, non ne sono più stato capace, eppure ora che ci penso il tuo sguardo lo ricordavo diverso.
Avevi altre labbra? Scherzavi con dolcezza o ridendo forte? Ci siamo mai tenuti per mano?

Non potrò mai più ricordarti.
Non saprò mai più chi eri o chi sei stata. Oggi, se ti incontrassi nella folla, non riconoscerei il tuo viso.

Hai portato via la parte di me che sapeva amare, e non ricordo nemmeno il tuo nome.

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