Siamo onesti con noi stessi. Ma gli altri?

Vorrei sottoporvi un articolo interessante e la discussione che ne è seguita:

https://noscesauton.wordpress.com/2018/01/24/essere-onesti-con-se-stessi/

Mi ha colpito come una delle questioni più abusate, fino al limite delle banalità da internet, è quella dell’essere onesti con se stessi.

Con Nosce Sauton il discorso si è fatto un po’ più complesso e approfondito, ma è sempre troppo facile considerarsi onesti con se stessi.

E allora mi sono chiesto: e gli altri? Forse gli altri mentono a loro stessi più di quanto non faccia io?
La risposta è ovvia: sì (applausi, grazie).
Ma come faccio a saperlo, io? Come decidiamo quale sia il valore degli altri su una questione tanto privata e impalpabile?
Non è un modo facile per sparare sentenze e pavoneggiarsi (“Io sono sincero con me stesso come nessun altro”)?

Chiaro che chi va dietro a Invisibili Unicorni Rosa qualche fandonia, da qualche parte, se l’è raccontata – e se da questo assunto spacca pure il pazzo al prossimo non è nemmeno consapevole delle favole che si racconta – ma in effetti sono curioso.

Voi, avete mai pensato di giudicare il vostro prossimo, i vostri amici o i vostri familiari sulla base della capacità di sopportazione delle verità, anche le più sgradevoli?

Sono curioso: come capite se la persona che avete davanti è onesta con se stessa?

 

 

16 pensieri su “Siamo onesti con noi stessi. Ma gli altri?

  1. Non è sempre facile essere onesti con sé stessi, ci sono situazioni in cui è davvero difficile e richiede stabilità emotiva e forza d’animo. Invece credo che sia abbastanza facile capire le persone false, quelle che Orwell dice sono caratterizzate dal bi-pensiero cadono in contraddizione ma l’importante è l’immagine giusta al momento giusto

    • Ah, citare il bispensiero in questo contesto è proprio azzeccato!
      Ottima soluzione per distinguere gli “onesti” da chi indulge troppo, magari inconsapevolmente nelle proprie illusioni.
      La cosa divertente è che sicuramente anche chi è abituato a raccontarsela non potrà fare a meno di dirsi “io sì, che sono onesto con me stesso, gli altri, invece…” 😀

  2. Ciao! Bel mistero… le persone che trovo dicano assurdità (che per me significa soprattutto incoerenze tra vari discorsi, oltre che l’essere espressioni di priorità per me inconcepibili) non capisco mai quanto ci siano o ci facciano… perché in alcune cose nuociono anche a sé stessi… in effetti pur osservando tanto le persone, questa è spesso una delle cose che mi spiazza di più!

    • Sono i limiti fisiologici dell’empatia: è possibile capire chi è diverso da noi solo fino a un certo punto – e tanti discorsi o punti di partenza strampalati sicuramente non aiutano…
      Personalmente se l’incoerenza arriva a violare il principio di non contraddizione desumo che il mio interlocutore sia cotto a puntino.

  3. Rispondo al quesito che hai scritto nel tuo commento di là:
    “conoscete qualcuno, oltre a voi stessi, che è onesto con se stesso? Da quale segno o misurazione potete dirlo?”

    conosco te.
    Il mio metro di misurazione è la spanna e quando io vado a spanne non sbaglio. certo, non sono precisa, ma ci prendo sempre.

    • cenere, amiche come te sono rare, e ogni tanto mi fa bene ricordarmi di quanto io sia fortunato.

      E in virtù di questo avrai anche il privilegio di vedere confermata la precisione della tua valutazione a spanne: ci hai preso! 😀

  4. “sia “me stesso” che “la descrizione che ne faccio” sono quantità oscillanti, nello spazio e nel tempo. le oscillazioni sono al di fuori del mio controllo e il più delle volte al di sopra della mia consapevolezza.

    oscilla oscilla, in certi punti/momenti si incontrano.

    in me funziona così (o almeno questa è la storia che mi racconto e che di solito accetto), e non ho motivo per supporre che per gli altri sia diverso.”

    …questo commento volevo scriverlo qui, ma siccome sono un vecchio idiota (questa qualità oscilla sempre poco, e sempre meno) l’ho scritto senza avvedermente nel form di nosce sauton. visto che lo avevo pensato per qui, lo duplico e lo infliggo anche a te. chiedo scusa a te e a lui.

    • R&S, tu qui sei più che benvenuto: poi magari non siamo d’accordo, ma ci fossero i tappeti rossi li stenderei davanti ai tuoi commenti.

      Conosco buddhisti epicurei che negano l’esistenza dell'”io” che dovrebbero prendere da te lezioni di relativismo!
      Io per comodità ho posto la domanda dando per scontato una identità più o meno stabile a cui attribuire certe qualità, ma in effetti a volte mi prendo certe libertà che sconfinano nell’imprecisione, quindi grazie per aver ricordato un elemento importante: la necessità delle illusioni per tirare avanti era proprio quello di cui parlavo con Nosce.

  5. Si vorrebbe essere sempre onesti con se stessi (almeno chi è onesto davvero), ma è, appunto e anche secondo me, una situazione oscillante e mutevole. Come ogni cosa dell’animo umano, forse la vera differenza sta tra chi tende, prova, si impegna al’onestà, e ci riesce come può, e chi nemmeno si pone il problema

    • Sì!
      ma questo rende tutto ancora più difficile: non solo non è possibile determinare facilmente la consapevolezza degli altri su un tema sfuggente come l’onestà intellettuale, ma su se stessi è quasi impossibile.
      Al massimo puoi avere una idea chiara di quanto ti fai schifo da solo: se superi una certa soglia vuol dire che non hai molte illusioni a cui aggrapparti e forse un fondo di onestà ce l’hai…

  6. Capire se una persona è onesta con se stessa…

    Subito va messo in chiaro il punto che, se non isolato, rende l’intera discussione irrisolvibile: la visione solipsista della questione. Io stesso spesso soffro nel portare avanti un ragionamento perché pare che l’unica cosa che possiamo esperire propriamente sono le nostre stesse sensazioni, il resto si scioglie nel nostro pensiero e l’interiorità degli altri ci risulta inaccessibile.
    Quindi facciamo finta o speriamo (dipende dai punti di vista) che esprimerci su qualcosa che ci è esteriore è lecito.

    In secondo luogo, possiamo dire che conveniamo sul dire che l’onesta con se stessi è la capacità di rilevare e accettare le illusioni fino a dove le nostre capacità sensibili e sensoriali ci permettono.

    Quindi, per poter dire che una persona è onesta con se stessa dobbiamo accertarci che questa persona non alimenti appositamente le illusioni e provi con “tutte” le proprie forza a scavare nella profondità del gioco interiore.
    Anche qui il concetto di “mettercela tutta” subisce l’attacco della domanda: “Come si fa a sapere che la persona si impegni fino in fondo?”… Ecco, la stessa questione della premessa, di per se non lo possiamo sapere e non possiamo averne la certezza, presupponiamo che la buona fede ci sia e passiamo ad osservare se ci siano delle azioni che assomiglino a uno sforzo vero e proprio.

    Infatti qui arriviamo ai criteri con cui giudico l’onesta.
    Per poter rilevare e accettare delle illusioni dell’esistenza bisogna saper: osservare, dubitare, sia pensare in maniera logica, sia dare libertà al sentire in maniera irrazionale, in fine saper accettare di aver sbagliato.
    Alcune di queste capacità possono essere osservate.
    Così, intuisco che una persona è sincera con se stessa se:
    – non sbandiera delle “verità assolute”
    – utilizza spesso “forse” (non in maniera insicura, bensì scettica)
    – mette in dubbio le sue stesse dichiarazioni
    – mostra aspetti diametralmente opposti della questione che espone e cerca una verità complessa
    – sa ridere di se stessa
    – non nasconde i propri diffetti
    – utilizza pochi sofismi e professa la semplicità di espressione

    • Con questa risposta vinci game, set, match, campionato e coppa di categoria.
      Nosce, la riposto interamente in un post apposito: l’identificazione di segnali comportamentali mi piace molto (e mi piacciono molto i segnali che hai identificato)

      • Grazie per il complimento sportivo.

        Come ti dicevo, l’argomento che hai sollevato è davvero interessante. Ho contribuito con grande piacere.

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