Ancora il Guardian, ancora contro i colossi di internet.
https://www.theguardian.com/technology/2017/sep/19/facebooks-war-on-free-will
L’articolo è lunghissimo, verbosetto e dispersivo (ho saltato in blocco la parte in cui tratta gli algoritmi, per eccesso di noia).
Però mi ha colpito l’attribuzione a Zuckerberg di una idea di ‘unificazione’ delle diverse personalità di ognuno di noi.
Diciamo quindi un appiattimento dei pubblici a cui ci rivolgiamo, secondo una idea di trasparenza personale totale.
Ecco questa idea è di una stupidità leggendaria.
Ci vada Zuckerberg in infradito al proprio esame di laurea. O in completo e cravatta a una grigliata con gli amici – amici con cui farà battute volgari come se fosse in spogliatoio, anche se li ha appena conosciuti.
Ogni persona è complessa e meravigliosa perché ha decine di ‘maschere’ (questa è l’etimologia della parola ‘persona’) diverse, che le permettono di interagire in altrettante situazioni diverse.
Io non parlo alla mia morosa come parlo al mio capo, e il mio capo non è mio nonno, e mio nonno non è il mio migliore amico.
Ne parlavo qualche anno fa, con una amica con molta più testa di me.
Parlavamo di ‘panopticon’: accorpare tutti i pubblici di una persona significa metterla in un ‘anopticon’, alla berlina, costantemente giudicata da pubblici impietosi per azioni che sarebbero dovute restare circoscritte ai gruppi specifici a cui erano rivolte.
Per favore, qualcuno dica a Zuckerberg che ci sta infilando in gola una idea cretina come poche.
Sono d’accordo con quanto hai detto! Su Facebook, come su qualsiasi altro social, si perdono le reali misure… che siano dei sentimenti, quanto dell’educazione.
Già. ‘Social’ è una parola amarissima da masticare.
Faccia-libro anche come parola è una schifezza, credo anche in lingua originale. E’ un pessimo ristorante in cui si mangia male. Li chiamano social, punti di aggregazione, luoghi per scambiarsi idee. Ma quando mai? Prova ad esprimere un’idea su Faccialibro e vedi come il popolo dei socialpatici ti salta addosso. Il problema è Zuck? Questo davvero non lo so, a me sembra che (per come si vede là sopra) la gente faccia schifo indipendentemente dal mezzo. Poi magari sbaglio. Ti ho nominato, Andrea, in un giochino sul blog, se riesci vieni a dare un’occhiata al mio ultimo articolo
Ho visto la nomina: sto pensando a cose impossibili, verosimili, e possibilmente non TROPPO realistiche.
Diventa sempre più difficile superare la realtà…
ti aspettiamo, fai con calma. Ma il tema è stimolante, l’ho fatto volentieri
Io non sono su nessun Facebook o Twitter o Instagram o succedaneo che sia. Non ho mai avuto la televisione dopo i vent’anni. Ho 3 figli, una moglie, qualche amico, tre quarti del mio lavoro è su e con internet. Ho provato i piaceri e i dispiaceri dell’online dating. Senza streaming & torrent le sere sarebbero più monotone. Secondo me Facebook & Co. sono l’ennesima e oramai inutile dimostrazione che la gente non sta mica bene.
Hahahaha: bellissimo riassunto!
E non posso che essere d’accordo: già l’idea di dover essere totalmente trasparenti come persone è di una banalità nociva.
Ma, ora che ci penso, e se chiudessi l’account?
O almeno eliminassi ogni tipo di notifica….
Mi piace questo scenario.
Sàlvati, fin che puoi. Salva i tuoi cari, se ci riesci. Per tutto il resto, non c’è più niente da fare. Auguri.
Geniale.
l’idea non è cretina, visto che funziona.
…e non è lui che “ci sta infilando”. siamo noi che entriamo giulivi.
Funziona, sì, ma per per tutte le ragioni sbagliate!
È come se qualcuno ci avesse convinto che facendoci di eroina non avremmo avuto bisogno di mangiare: certo, non senti mica la fame, ma non significa che ti faccia bene il digiuno!
Eppure in pratica siamo tutti lì, come dici tu, a raccontarcela di quanto siamo dimagriti e a annuire soddisfatti davanti agli specchi, con le braccia tutte sforacchiate.
Le distopie fantascientifiche non avevano previsto QUESTO.
uhm. se per “ragioni” intendi le cause degli effetti, ti confesserò che non ho mai visto una ragione sbagliata in vita mia.
Lapalissiano (e quindi ineccepibile, come sempre).
Ma così sei più ‘comportamentista’ anche di me: anche nelle conversazioni quotidiane quello che viene pensato nei cervellini è passibile di analisi.
Se, come in questo caso, una causa psicologica di un comportamento non è imputabile a un ragionamento razionale, e anzi razionalmente produce effetti negativi, io mi sento di potermi ergere a giudice supremo dell’attività cerebrale di miliardi di umani decerebrati (tra cui il sottoscritto) e sparare sentenze anche sommarie.
Anzi, avvisate Trump e Kim Jong Un che stiano puniti e si taglino quei capelli: il mio giudizio incombe anche su di loro!
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