Rilancio un ottimo articolo, che secondo me centra in pieno il problema di certe polemiche su dichiarazioni di esponenti politici del PD (http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/05/12/stupro-piu-inaccettabile-se-compiuto-da-un-profugo-bufera-sulla-serracchiani_06b0e5e6-c3a2-4501-bbad-3d26b070cecb.html)
La questione qui non è il crimine in sé, che è sempre e comunque da condannare, ma la sensazione di tradimento che lo accompagna quando viene perpetrato da un rifugiato, e che pesa come una aggravante.
Qualcuno ha addirittura parlato di razzismo, ma che razzismo sarebbe quello che discrimina sulla base dei comportamenti e non della razza?
Dobbiamo impegnarci tutti di più! Se discriminare sulla base dei comportamenti è razzismo, allora siamo tutti razzisti, ma di bassissima lega (ahah, scusate il gioco di parole).
Io sto davvero diventando un radicale: non importa il colore della pelle, la ‘razza’, le origini e i quarti di sangue blu o verde o viola, la cultura di provenienza, l’antropologia; l’importante è il comportamento, e la capacità di aderire a delle regole laiche di rispetto del prossimo (e dello Stato) che devono essere comuni e condivise, alla faccia del rispetto delle culture diverse, perché se una cultura consente o incoraggia lo stupro (o l’omicidio rituale, o il totalitarismo, o l’integralismo, o qualsiasi comportamento che automaticamente esclude la convivenza pacifica) allora purtroppo è in conflitto con un aspetto imprescindibile della convivenza tra umani, e non può essere tollerato.
Chiamatela democrazia assoluta.