Continuo il discorso sul mio metodo bizzarro e buzzurro di gestione delle interazioni violente in internet.
Ho parlato male degli omeopatici, dei piccoli grilli, degli obiettori di coscienza che vanno a fare il lavoro contro cui obiettano (non citate Ippocrate, non fatelo, non provateci nemmeno), quelli delle scie chimiche e quelli dei complotti, gli integralisti cattolici e i vegani, e poi ho invitato tutti a considerarsi dei coglioni, non solo le categorie a rischio che ho citato sopra (per cui non ci sono altri rimedi), ma anche i normodotati che si trovano a trattare con le succitate categorie evidentemente disagiate e/o a rischio.
Credo di non aver esplorato abbastanza la mia idea di un approccio che prevede di lasciarsi sorprendere e dare fiducia (pochissima) anche a quello che ci appare il peggio dell’umanità.
Ho paura che non sia nemmeno facile fare degli esempi. Ci provo.
Avete presente che le droghe fanno male, no? Se conoscete, o anche solo avete visto un tossico da lontano, sapete quello che voglio dire. Anche il vecchietto al bar che ordina un grappino alle otto del mattino potrebbe darvi qualche indizio.
Quindi partiamo dall’assunto condiviso che le droghe fanno male, dove per male intendiamo “svuotare una persona della sua individualità e della dignità, senza offrire in cambio nessun beneficio tangibile”.
Ecco, quello di cui sto parlando è la prima volta che avete visto Trainspotting, e una voce di tossico vi dice che, sì, le droghe fanno male, ma prima di fare malissimo sono una figata irrinunciabile.
Ecco, se non lo sapevate che le droghe sono fighissime potreste avere avuto quel momento di folgorazione di cui parlo: sapete già benissimo che fanno male e non cambiate idea, ma vi siete accorti che il “punto di vista” dei drogati abbia un senso, per quanto assurdo.
Io ho avuto la stessa ‘rivelazione’ studiando gli effetti dell’esperienza mistica per la mia tesi: non mi metterò a credere in invisibili unicorni rosa (è chiaro che esiste un unico e solo Mostro Spaghetti Volante), ma ho capito che è possibile, anzi, necessario!, strutturare un complesso di credenze attorno a certe sensazioni che vengono vissute come straordinarie.
Chiaro, per spiegare una esperienza simile da zero, senza punti di riferimento o cognizioni di causa, bisogna lavorare molto di fantasia, e così ci ritroviamo con molte credenze mistiche e religioni basate più sulla poesia che su un metodo.
Anche i buddhisti e gli induisti, che sembrano un passo avanti, non fanno eccezione.
Alcune religioni sono riuscite più sgangherate di altre, ma accettando che rispondono a un bisogno fondamentale dell’umanità hanno almeno acquisito la stessa dignità dell’eroina di cui parla Trainspotting. Ho addirittura osato abusarne io stesso, giusto per non farmi mancare niente (di religioni, mica di eroina).
Certo, poi Adinolfi e simili (come certi internettari che etichettano come diabolica ogni aspirazione umanista) restano degli sprechi ingiustificabili di neuroni, ma tutti i fedeli di buon cuore sono passati per me dalla categoria “punti interrogativi di buon cuore” a quella “brava gente di buon cuore”.
Insomma: non è detto che i sostenitori della medicina olistica ayurvedica sappiano cosa li muove o cosa stanno dicendo, ma è possibile che stiano assolvendo a una funzione sociale ancora sconosciuta, per cui i loro deliri sulle radici, sparsi in internet, sono l’unica cosa che trattiene Severgnini dall’impollinare tutte le nonne d’Italia.
L’importante è sempre tenere a mente che quasi nessuna certezza è mai basata su evidenze oggettive definitive, nemmeno il pensiero scientifico, ma sempre su scelte e percorsi, che possono anche essere molto diversi, e studi che, proprio se sono scientifici e oggettivi (Popper e pensatori successivi) lasciano comunque sempre degli spiragli di dubbio.
È questo che secondo me marca la differenza tra chiunque e i soggetti che meritano di essere condannati: potete essere stupidi quanto vi pare, pensare quello che vi pare, ma se avrete l’umiltà di farvi i cazzi vostri, discutere civilmente delle idee, e non andrete in giro a criticare gli altri per le loro scelte, nessuno avrà nulla da ridire.