Lovecraftnoir – Interludio

Una buona doccia e un buon drink.
Si stravaccò sulla poltrona a deprimersi della vita.
Lavorare a stretto contatto con mostruosità sovrannaturali avrebbe dovuto fargliela apprezzare di più: anche all’Accademia consigliavano di sfruttare il tempo libero a socializzare, bere in compagnia, uscire, ma Dave dava la colpa alle donne.

Ne aveva conosciuta la sua parte sul lavoro: vampire, mutanti, cultiste e Adepte, ma anche semplici stramboidi, e qualche volta anche delle vere umane.
Aveva sempre rifiutato di diventare il centro della loro esistenza, non che loro avessero insistito poi più di tanto.

Nessuna sorpresa quindi che, di riflesso, non avesse permesso a nessuna di diventare la sua unica ragione di vita.

La vita, filosofeggiò, era ben altro che una sola persona, quindi meglio condividere il più possibile, ma lasciare che ognuno si tenesse dello spazio per sè.
Il pensiero gli piacque.

Si versò un altro dito di whisky e brindò alla piccola epifania, da solo, nel suo salottino squallido.

Quel liquore gli andò giù un po’ più amaro del solito.