Vendere un appartamento abitato. Inquilino di mezza età

“Prego, entrate pure. Avete visto le finiture del palazzo? Sublimi, vero?
Ma adesso vorrei farvi notare la porta di ingresso: solida, rinforzata: tiene lontani i seccatori: solo i pochi che sono invitati possono oltrepassarla. Certo, per loro la porta è sempre aperta, ma a dirla tutta con l’inquilino precedente era più facile uscire che entrare.
Ma non parliamone più, concentriamoci sull’open space, che è il vero capolavoro di questa casa: la zona salotto dove intrattenere gli ospiti è così ampia che praticamente sconfina nella sala da pranzo. Vedete, oltretutto da qui si vede anche la zona cucina: così tutti possono vedere quello che state facendo. Praticamente non ci sono segreti in questa casa, nè per chi ci abita, nè per gli invitati!
Adesso però vorrei che vi fermaste un attimo ad ascoltare.

Sentito?
Niente?
Esatto!
Che silenzio! Che pace! Qui non c’è nessuno! Niente schiamazzi di bambini, niente musiche di danze o feste.
Sorprendente, vero? È una qualità di questo appartamento che può piacere, se si è delle persone tranquille, ma voi potrete farci quello che vorrete! Sembrate sicuramente più vivaci dell’inquilino precedente… ci si potrebbe chiedere cosa abbia fatto in tutto questo tempo.
Di solito in appartamenti come questo si possono trovare dei ninnoli di lusso, tablet, chiavi di macchine sportive, fotografie – ma qui è già tanto se l’inquilino si è preso l’appartamento – scusate il gioco di parole. Credo che ci siano degli attestati stipati nello sgabuzzino, ma il resto è come fosse vuoto; ecco perchè c’è così tanto spazio.
Vi piace, vero? Volete prenderlo? Eh? su, dai, sparate una cifra. Manno! Ma no, ma molto meno! Molto, molto meno!
Guardate anche il gusto nell’arredamento, la funzionalità essenziale, il bagno moderno, le camere luminose, con il letto matrimoniale comodo, pulitissimo. Molto meno di quanto pensereste.
Per tutto questo il prezzo è economico, non è mica di lusso – c’è la crisi degli alloggi.
Ma no, non è per l’inquilino che ci si aggira ancora in pigiama – lasciatelo stare, fate come se non ci fosse, tanto lui viene venduto con tutto l’appartamento.
Sì, lo so, è un po’ strambo e fa un po’ inquietudine vederlo così, sembra che non mangi da giorni, vero? Ma in frigo c’è sempre roba, salse, condimenti.
Lo so, purtroppo il contratto è chiaro e dovrete tenervelo in casa, ma tanto non disturba; se non ha combinato niente finora state tranquilli che non inizierà adesso. Non rompe niente, non sporca, i suoi bisogni li fa nel bagnetto di servizio. Non si lamenterà di un po’ di rumore, anzi, con tutto ‘sto silenzio capace pure di apprezzare un po’ di movimento.
Ma parliamo d’altro: volete provare il riscaldamento a pavimento? Sentite che bel calduccio?

Ah sì? Siete già decisi? Allora possiamo concludere!?
Che magnifico affare che fate! E che magnifica giornata per un così bell’acquisto.

Congratulazioni! L’appartamento è vostro”

Dei miei sogni registicamente corretti

Quando sogno lo faccio seguendo le regole della grammatica cinematografica.
Se il mio sogno è un thriller a un certo punto il mio cervello ‘stacca’ con un flashback sull’assassino che prepara l’omicidio all’origine del sogno.
Lo fa alla fine, per creare il colpo di scena e contemporaneamente la catarsi del climax.
Il montaggio è videoclippato, in sottofondo credo ci sia una musica tipo le vuvuzelas dell’apocalisse (cfr trailer di Prometheus, o di qualunque film di fanta-azione della stessa stagione).

Mi sveglio brevemente, solo il tempo per congratularmi con la regia e di ripromettermi di andare a vedere il film, quando uscirà nelle sale.
Mi riaddormento, e il giorno dopo vado a spendere otto ore a una scrivania, cercando di far girare l’economica.

A volte credo che manchi la poesia nella mia vita, ma finchè non sognerò haiku già composti, o storie decenti da scrivere su questo blog non ci sono problemi. Non mi preoccupo.