Chiudo gli occhi, perché l’oscurità mi sommerga di silenzio.
Quando le tenebre sono assolute posso iniziare a sentire me stesso, da lontano, come se fossi un’altra persona.
Lascio emergere sensazioni più sottili, intuizioni che la luce distruggerebbe.
Alcuni vantano l’intensità di certe sensazioni, ma io lavoro a togliere. Le vibrazioni più remote mi scuotono come terremoti, da ogni direzione. È troppo facile essere desensibilizzati dalla sovrastimolazione. Non mi serve.
Quello che mi serve è il tempo e la pace. Per farla diventare guerra interiore.
Resto concentrato sulla sottile linea d’argento che mi lega ancora al mio corpo, che mi impedisce di abbandonarmi del tutto all’oscurità.
Oscurità sempre più densa, sempre più reale, e fonda, e urlante, e fisica.
Penso che se perdessi quella traccia lontana forse più nulla potrebbe riportarmi indietro, e sarei perso per sempre. Considero ogni volta se varrebbe la pena lasciarmi andare del tutto, ma ogni volta il coma profondo non arriva.
Ogni volta ritorno. Con il fiato un po’ corto, con una disperazione nuova, uguale alla precedente.
A questo punto mi do una ripulita e provo ad andare avanti con la mia giornata.
La meditazione non vale una sega, cosa credevate?
no, non la vale, meglio quella!
AHAHAH, infatti ho descritto la sega 😉
Hum, magari devo lasciare qualche indizio in più…