Meditazione della Realtà Inattesa

Questa meditazione ha numerosi precedenti illustri, e un imponente bagaglio storico.
Questo non significa che sarà più difficile.

Interrogatevi lungamente su uno dei due quesiti descritti storicamente come ‘koan’; chiedetevi “che rumore fa una mano sola che applaude?” oppure “che rumore fa un albero che cade nella foresta, se nessuno lo ascolta?”.
È importante rispettare la forma esatta delle domande. Esse sono già state formulate in maniera abbastanza intelligente per indicare una luna che non riuscirete a vedere, non rendetevi le cose più difficili guardando un dito diverso, che indica altrove.

Se trovate una risposta alla domanda accantonatela, dimenticatevene, e ricominciate da capo.
Se incapperete invece in una risposta perfettamente sensata dal punto di vista acustico o fisico allora avete sbagliato proprio tutto: cominciate a considerare un lungo eremitaggio verso un monastero lontano.

Per tutti gli altri invece il problema è complesso, ma esplorarlo in profondità non è l’approccio corretto.
Piuttosto dovete ricordarvi della domanda prescelta sullo sfondo di qualunque attività vi impegni durante la giornata.
Mentre nuotate in piscina, tra una pratica e l’altra in ufficio, mentre discutete di questo libro con il partner, davanti a una birra con gli amici, mentre guardate un film, durante il sesso, mentre guidate o mentre vi impegnate in una discussione di teologia buddhista con il vostro Maestro. O con il vostro barista.

Potete anche chiedere ad altri il loro parere su questi koan, ma quando avrete trovato la soluzione capirete presto quanto fiato avrete sprecato.
Semplicemente queste domande devono diventare il filo ininterrotto che unisce i momenti della vostra vita.

Vi annoiate? Dopo quanto tempo queste domande sono diventate per voi dei rituali vuoti?
Hanno già perso ogni significato le parole che li compongono?
Dopo quanto tempo vi siete dimenticati dell’impegno preso con questo esercizio?

Non preoccupatevi: per nulla al mondo vi ruberei l’istante perfetto in cui capirete da soli che la domanda è una chiave, non una porta.
Non smettete di cercare.

Con un po’ di fortuna e qualche anno di sedimentazione vi raggiungerà il satori.

Vi ha deluso il risultato? Vi aspettavate un’estasi superiore? O è stata abbondante e soddisfacente?
Riuscirete a farvene una ragione, ora che ci siete arrivati?
Pensate sia possibile mantenere questo stesso punto di vista anche in tutte le altre situazioni?
Come pensate potreste interagire con altre persone che hanno avuto la stessa rivelazione?
Hanno senso per voi queste domande?

Rispondetevi pure con calma.
L’esercizio è finito.

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