Un nuovo inizio

Sono giorni strani, svagati; e non sono abituato a essere svagato.
Eppure i pensieri si accavallano.

Arrivano spontaneamente, inanellando solo sensazioni e ricordi, senza apparente filo conduttore, se non un brivido di piacere perverso.
Sono desideri veloci, che mi arrivano come conchiglie su una spiaggia, slegati dal contesto: un sorriso di una ragazza controluce, l’odore di una stagione di venti anni fa, l’anticipazione su un tiro di dadi. La pulsazione di una canzone dimenticata.
E all’improvviso, chino sulla scrivania, mentre compilo l’ennesima pratica vorrei innamorarmi, correre dietro a un pallone, rischiare con gli amici. Danzare e cantare.
Non posso, ma questo è ovvio: è il tempo, lo spazio, la vita.
 
Quello che davvero mi manca, la ragione per cui questi pensieri diventano incubi è che non posso seguirli.
I pensieri sono fatti per essere risaliti. Ognuno è un fiume, un torrente, un ruscello.
Una radice, da estirpare per rubare il suo posto nella terra fredda e umida.
 
Ma quando potrei ricordare i pensieri e ripercorrerli, sono già troppo impegnato a guardare lo schermo di un computer.
E dispero.